Le origini

…la mano dell’uomo incanalando le acque, prosciugando, abbattendo le boscaglie, in una parola, bonificando, ha trasformato e ridotto tali terreni incolti a nuove terre coltivate. Ed un luogo di queste, più elevato e più propizio, sarà stato scelto per le loro abitazioni dai lavoratori di quella lontana epoca, al quale avran dato il nome di Novalis…

Noale sorse in un territorio già abitato nell’età del ferro e particolarmente vivace in epoca romana, della quale ancora conserva la suddivisione agraria, ma di allora le fonti sono davvero poca cosa.
Il suo nome, Novalis appunto, sembra piuttosto legato al Medioevo: la prima notizia certa della sua esistenza è un documento redatto “a Noale” nel 1119. A quel tempo quando il termine novalis veniva attribuito alle località di nuovo utilizzo, e nel caso del borgo in questione c’è da credere che il suo primo nucleo urbano sia sorto in un’area di dominio della foresta secolare che s’era andata formando dopo la crisi e la caduta dell’impero romano.
Le fonti sono, in ogni caso, complessivamente insufficienti a fornire un quadro storico esauriente degli albori del centro abitato. È comunque certo che, sin dalle sue origini, la sua importanza storica e politica sia stata strettamente legata all’insediamento della famiglia dei Tempesta, considerati i signori storici del paese i quali sono indicati quali titolari dell’ufficio dell’avogaria dell’episcopato e del capitolo della cattedrale di Treviso, fin dalla documentazione del XII secolo. Allora, per salvaguardare i suoi interessi di natura politica, economica e militare, il vescovo si avvaleva di curatori, gli avogari appunto, i quali beneficiavano di terre, ville e “massaricie” in cambio del loro servizio di tutela degli interessi secolari vescovili. Fra i beni che i Tempesta possedevano, si segnalano i castelli di Noale e Brusaporco (l’attuale Castelminio di Resana) che furono beni di tipo allodiale, cioè liberi da ogni vincolo di natura feudale, non rientranti nel patrimonio vescovile fino al 1178. Nel 1181, in una delle tregue imposte dalla lega lombarda nel contrasto fra Treviso e il Comune di Padova, ai signori Tempesta, fu riconosciuta la giurisdizione su Noale “pro Comune Tarvisii”, una formula che fa pensare a una specie di protettorato che lasciava intatti i poteri signorili sul castello e sul suo distretto.
Nel 1339, alla conclusione del conflitto Veneto-Scaligero, Noale passò con tutto il trevigiano sotto il dominio dello stato veneziano, e lì vi rimase, salvo un breve periodo di dominio Carrarese, sino al 1797, anno della caduta della Serenissima di Venezia per mano di Napoleone.
Dopo le guerre napoleoniche Noale divenne “Comune”, passò dalla Repubblica Veneta all’Austria per tornare ad unirsi al Regno d’Italia in seguito alla 3° Guerra d’Indipendenza (1866). Da allora passò sotto la provincia di Vicenza, Padova ed infine Venezia.

Ma torniamo agli albori

«Noale ebbe dunque origine in quella fase storica in cui, avvenuta la sconfitta del potere imperiale ad opera del papato nella lotta per la nomina dei vescovi (1122), si erano creati nuovi spazi favorevoli all’instaurarsi delle comunità cittadine. Pur in presenza di un allargamento democratico della società comunale, con conseguente riduzione dell’area del feudo nelle città, nei centri minori e nelle campagne, l’aristocrazia rimase padrona assoluta» (Andrea Fattori su www.noale.info).

E l’aristocrazia che dominò questa parte del Veneto, dal Medioevo, si compose di 4 famiglie principali – gli “Estensi”, i “da Camposampiero”, i “da Camino” e i “da Romano” – e di altre minori, fra le quali si posizionarono proprio i “Tempesta”.
Gli storici segnalano, in questo periodo, un grande sviluppo delle infrastrutture che ebbero lo scopo di garantire alle città le fonti di approvvigionamento e di diretto sbocco di mercato: strade –confermando antichi tragitti e creandone di nuovi, organizzandoli a rete – canali e fiumi arginati. Anche la protezione era altrettanto importante: il territorio si rafforzò di postazioni militari, torri e castelli, e proprio attorno ad essi crescevano diversi borghi abitati. Il processo è chiaramente evidenziato nella rappresentazione cartografica, evocativa, del territorio sottoposto al dominio padovano redatta da Annibale Maggi nel 1449.
Tra i centri abitati le prime linee di confine erano ancora piuttosto incerte, tanto più che numerosi furono quelli fondati ex novo: Castelfranco nel 1186 e Cittadella nel 1229 per citarne solo alcuni. Vennnero, poi, i castelli di Stigliano, Robegano, Moniego, Scorzè, S. Ambrogio, alcuni distrutti nel XIII secolo (Giambattista Rossi). Fra tutti i centri fortificati della zona, Noale rimane l’unico che ha conservato in maniera leggibile l’impianto complessivo del sistema di fortificazione ed è quindi, importante testimonianza di interesse storico ed architettonico del territorio posto al confine fra Padova, Treviso e Venezia.
– fonti Comune di Noale, Vivi la Città 2003-2004
e www.noale.info, a cura di Andrea Fattori –

Geucellone Tempesta

Nel 1337 la Repubblica di Venezia manda un capitano, Guecellone Tempesta, a Noale nell’estremo tentativo di sottrarsi alla soffocante protezione scaligera, che pure gli aveva consentito di mantenere piena giurisdizione sul feudo di Noale, preferì cedere i propri domini alla Repubblica di Venezia, ottenendo in cambio l’investitura a capitanio di Noale.
Alla morte di Guecellone, avvenuta a Padova il 23 settembre 1338, il governo veneziano ridusse sostanzialmente le prerogative signorili dei suoi discendenti e unì gran parte delle ville già soggette al dominio dei Tempesta al territorio trevigiano che nel 1339, a conclusione della guerra veneto-scaligera, entrava formalmente a far parte dello Stato da terra veneziano.
I Tempesta tuttavia conservarono le loro prerogative signorili, seppure con una giurisdizione estremamente limitata, fino al settembre del 1342 quando il rettore di Treviso venne incaricato dalla Repubblica anche del governo di Noale. Inizialmente il podestà di Treviso mandava ogni mese una bandiera di soldati con relativo connestabile ed a capo del distaccamento Venezia nominava direttamente un capitano. Dal 1343 al posto del capitano veneziano il podestà di Treviso inviò uno dei quattro giudici di sua fiducia (socii).
Dal 1356 la Serenissima inviò a Noale dei Capitani Rettori e nel 1360 il Maggior Consiglio istituì la Capitaneria.
– Luigi Pichini, Ricordi Storici di Noale –

Noale città murata

Il Medioevo nel Veneto è caratterizzato dalle città murate, costruite sui confini ed in aree strategiche o, come nel caso di Noale, per l’esigenza dei Tempesta di colonizzare nuove terre e di instaurare uno stretto controllo economico e politico sulla popolazione rurale, difendendola, però anche dalle incursioni dei mercenari dei feudatari confinanti.
Pur nell’incertezza delle fonti, l’analisi archeologica delle strutture difensive medievali del borgo fortificato, induce a collocare la nascita del borgo noalese alla fine del XII secolo: il reperto ceramico più antico rinvenuto nell’area del castello di Noale risale, infatti, alla fine del ‘200.
Il castello di Noale originario era costituito da un complesso sistema difensivo realizzato a cavallo della direttrice Camposampiero-Mestre, a forma di quadrilatero irregolare, difeso da doppi fossati e terrapieni, cui si accedeva da due porte sovrastate da torri. Tale complessa edificazione comprendeva la rocca, ovvero la parte abitabile, cui è da ritenersi pressoché contemporanea, ed è nata vuota o comunque non mai stato completamente edificata – come si può notare nel catasto del 1807.
Nel 1200 Noale ebbe un forte sviluppo lungo la strada Nuova che collegava il centro fortificato con il porto di Mestre dove sorsero il primo borgo e successivamente, nell’area ora Piazza XX Settembre, il cosiddetto extraborgo.
È certo che il castello di Noale, come tutti gli altri del trevigiano – Mirano, Stigliano e Rustega per esempio – non fosse racchiuso da mura, ma piuttosto da terrapieni (terragli) (Draghi, Città Murate e Centri fortificati del Veneto, studio sulla cartografia del Maggi del 1449); molti elementi inducono a ritenere che solo il sistema idrico unisse in un unico organismo difensivo rocca e castello. Probabilmente piccoli tratti di mura, attorno alle porte e alle torri si alternavano a terrapieni sovrastati da palizzate di legno.
A testimonianza delle mura oggi rimangono solamente piccoli pezzi in prossimità della porta trevigiana, quella per Vicenza o del cervo, e della torre per Vicenza; quanto ai terrapieni che difendevano Noale, non ne esistono più. L’ultimo è stato demolito dopo l’ultima guerra mondiale (una ghiaccia posta nelle immediate adiacenze dell’antica porta della torre delle campane).

– a cura di Andrea Fattori –

Adattamento testi Silvia Guidolin